Cesare Cremonini, grandissimo cantante italiano e tifoso del Bologna, ha pubblicato un post sul suo profilo Instagram in cui ha raccontato tutte le emozioni che ha vissuto durante la serata di mercoledì, in cui i rossoblù hanno vinto la Coppa Italia.
LE SUE PAROLE. “Il Bologna mi fa così perché c’è sempre stato, nel bene e nel male. Come tanti ragazzi sono stato abbonato in curva dagli inizi degli anni 90 fino a quando la musica mi ha rapito e certe cose non le perdi mai. Ancora prima si andava con mio padre, gran tifoso dello scudetto, in fila al botteghino di via Andrea Costa per il Bologna di Maifredi. Tre seggiolini nei “distinti” e io “d’istinto” guardavo la curva (e Lucio Dalla seduto lì vicino). Ovviamente mi piaceva da matti l’idea del “canto e del gruppo”. Poi con Vitto (fratello poetico, amante dei numeri 10, collezionista di sciarpe e biglietti acquistati nei negozi Bambulè e Total Chaos…chi li ricorda?) siamo stati compagni di fede a lungo insieme, anche se rigorosamente posizionati in settori diversi dell’Andrea Costa, ognuno con i propri amici (di quegli abbonamenti in cui potevi contare i buchini vuoti) in anni assurdi, tra Lajos Detari e Turkilmaz (Kubi Kubi Kubi Kubi) le retrocessioni, le trasferte sui treni speciali (e madre in ansia), la vergogna del fallimento, la rinascita, Gazzoni, le truffe sportive di un calcio malato di cui il Bologna è stato vittima, Ulivieri e la “squadra operaia”, Roberto Baggio, (come nascono le canzoni? Si provi a perdere Robi e una fidanzata nello stesso anno…). In quei giorni iniziai a scrivere canzoni vere e sognare anche gli stadi della musica. Sono ancora abbonato, per scelta, su dei seggiolini in tribuna che per me sono una cabala e “guai a chi tra gli amici cambia posto durante la partita”. Sono felice di perdere il controllo per il Bologna. Siamo sempre tutti sotto pressione per un motivo o per l’altro e il calcio, lo sport in generale, va vissuto così. La visione della Curva del Bologna all’Olimpico per me è stata una emozione inedita e commovente, per cui valeva la pena anche perdere. “Poetica” cantata dai ragazzi un’emozione, un orgoglio e un onore immenso”.