Sam Beukema, difensore e leader del Bologna, ha rilasciato un’intervista meravigliosa in cui ha parlato della vittoria della Coppa Italia, datata 14 maggio 2025. Oltre al grande successo in rossoblù, c’è spazio anche per raccontare l’infanzia e l’importanza della sua famiglia.
REAZIONE DI BEUKEMA AL FISCHIO FINALE. “Mi sono lasciato cadere sulle ginocchia, ho chiuso gli occhi e ho pensato: “Finalmente! Abbiamo vinto!”. Avevo tante emozioni nel corpo, nella testa. Una roba indescrivibile. Avevo invitato a Roma i miei vecchi compagni di quella squadra, e al fischio finale mi son fatto dare la sciarpa del Diepenveen, la squadretta di quartiere dove ho iniziato a giocare quando avevo 6 anni. Nel momento in cui sei felice è sempre bello ricordare dove e da cosa tutto è iniziato”.
INSEGNAMENTI DIVERSI TRA ITALIANO E MOTTA. “Motta, il primo giorno al Bologna, mi disse: quando abbiamo la palla vai in mezzo, sali a centrocampo. Sono diventato molto, molto più completo come calciatore. Ora continuo a giocare dietro, ma non ho paura di farlo a centrocampo. Questo è l’insegnamento che mi ha lasciato. Italiano mi ha insegnato a difendere come un vero difensore italiano, mi ha spiegato dettagli a cui prima non pensavo. Per esempio, che quando l’avversario è con la sua schiena contro di me, devo spingere, devo spingerlo in tribuna insieme alla palla, l’importante è non farlo girare. Prima ero, come si dice, più attendista”.
RICORDI DA BAMBINO. “Ero bambino con i capelli lunghi a cui non piaceva perdere. Piangevo sempre, sempre, quando perdevo. Piangevo ed ero arrabbiato sempre. Poi ho smesso di piangere dopo una sconfitta, ma sono rimasto molto competitivo. A scuola ero quello del quale si diceva: “Ah, lui è quello che gioca bene a calcio”. Non parlavo tanto, ma se è per questo non ero molto tranquillo neanche, però alla fine penso di essere stato un bravo studente”.
BEUKEMA SULLA SUA FAMIGLIA. “Mia mamma non mi ha insegnato proprio niente della lingua italiana, purtroppo. Ho imparato tutto da solo, ascoltando, sforzandomi di parlare, e prendendo lezioni da un insegnante scozzese. Ancora non lo so cosa ha fatto per tutto quel tempo (10 anni ndr) e forse è pure meglio non saperlo (ride). È venuta in Italia che aveva 20 o 21 anni. Mi ha raccontato che voleva andar via dall’Olanda e cercare lavoro nel vostro Paese. Pensava di restarci solo un anno, poi si è detta “Mi piace vivere qui, è bella la vita italiana”, e gli anni sono diventati due, poi tre, e così fino a dieci. Dopo è tornata in Olanda e lì ha incontrato il mio papà. Mamma lavora coi bambini con la sindrome di Down, papà ha venduto le quote della sua azienda al socio e oggi è il mio procuratore“.
HOBBY E FIFA. “Nel 2019 ero classificato undicesimo al mondo a Fifa… gioco con Ultimate Team, le squadre in cui scegli tu i calciatori da schierare. In porta ora ho Buffon. In difesa, Tomori, Maldini, Gabriel e Theo Hernandez. In mezzo al campo Gullit e Gravenberch, quello del Liverpool, davanti ho Lookman, esterni Thierry Henry e Ribery, gli altri non li ricordo (ride). Io mi sono messo in panchina. In FIFA il mio giocatore è poco veloce, quindi meglio non metterlo titolare. Nella realtà sono più veloce rispetto al gioco”.
PUNTI DI RIFERIMENTO DI BEUKEMA. “Ibra è un fenomeno, un esempio per tanti ragazzi. La sua vita, la sua carriera… Una storia unica. Ho letto la sua autobiografia qualche anno fa e provo tanto rispetto per lui. L’ho visto quando abbiamo giocato contro il Milan, ma non ci siamo mai parlati. Un libro che mi ha ispirato è Black Mamba Mentality di Kobe Bryant, per esempio. Ora sto leggendo Black Box Thinking. Quando giocavo nell’AZ c’era una persona del club che mi consigliava cosa leggere. Mi piacciono i libri che parlano della mente, di come trovare motivazioni e avere successo”.
Fonte: SportWeek